
Uno scandalo. Con questo sentimento viene accolto nel 1787 il debutto al Salone di Parigi dell’ultimo dipinto di Elisabeth Le Brun, una artista che fin da quando ha assunto il dono della parola e del libero arbitrio, non ha fatto altro che rompere le convenzioni sociali, sia nella vita di ogni giorno che nell’ambito artistico.
I dettagli scandalosi dell’autoritratto femminile più famoso del mondo sono, come spiega lo storico inglese Colin Jones, la rappresentazione di un legame come la maternità in una luce intima e senza costrutto, a differenza di tutte le Maternità viste fino a quel momento. Nell’arte classica la regola indica chiaramente i canoni di rappresentazione di una coppia madre – figlio e in questo canone non è contemplato un sorriso di gioiosa complicità. Men che meno è contemplato un sorriso che mostra i denti. Questa è la vera pietra dello scandalo: in arte, i denti visibili sono legati a un immaginario negativo, ambiguo, a una mancanza di controllo sulle emozioni che richiama la pazzia o l’estasi ma anche a un significato spesso ironico, senza accezioni positive.
La Le Brun rompe la convenzione della rappresentazione facciale, con un autoritratto classico di alto livello dove un sorriso che mostra i denti esprime la gioia del rapporto materno. Questo è il primo “vero” sorriso della pittura occidentale. Allo scoppio della Rivoluzione Francese, la Le Brun donna di carattere, indipendente, forte e molto ironica, saluta la sua amica, altra donna degli scandali Madame du Barry, prende Julie e un po’ di denaro e fugge via, lasciandosi dietro il marito e il caos. Girerà per le corti d’Europa, ricca di ammiratori, estimatori e commissioni per i suoi famosi ritratti.
Autoritratto con la figlia Julie – Elisabeth Louise Vigée Le Brun (1786)