Erano gli anni Novanta e tra i musei più in vista di Boston, negli Stati Uniti, figurava una struttura defilata rispetto al centro città, che ospitava una ricca collezione di preziosissime opere: da Vermeer a Botticelli, da Degas a Tiziano, passando per Raffaello e Rembrandt. Si tratta dell’ Isabella Stewart Gardner Museum, familiarmente chiamato Gardner da media e appassionati che nel corso degli ultimi trenta anni, hanno seguito con trepidazione una delle indagini più lunghe e difficili nella storia d’America e dell’arte.
La notte del 18 marzo 1990, degli uomini si introdussero nel museo, immobilizzando le guardie. Per oltre un’ora, si aggirarono indisturbati ma frenetici per i saloni della struttura, puntando 13 opere d’arte che furono, orrore tra gli orrori, strappate dalle cornici ospitanti con dei taglierini: tele approssimativamente ritagliate via e destinate probabilmente al mercato nero per il piacere di qualche collezionista senza scrupoli, magari addirittura un committente del furto, capace di godere di opere preziose rovinate in maniera atroce e destinate infine solo al suo singolo piacere.
Il valore della refurtiva si aggira intorno ai 500 milioni di dollari, una cifra incredibile per un danno ancora più incalcolabile, che ha visto il patrimonio pubblico privato di opere uniche di Degas, Manet, Vermeer, Rembrandt van Rijn, Flinck… mentre ancora oggi resta di dieci milioni di dollari la ricompensa messa a disposizione dal Museo per qualsiasi informazione che porti a una diretta risoluzione del caso. Informazione che non è mai arrivata e che ha trascinato nel corso degli ultimi trenta anni, questo mistero che ha tutta l’aria del diabolico piano di un giallo vecchia scuola.
Un furto con testimoni ma senza nessuna traccia, indagini che hanno coinvolto i gradi più alti dell’ FBI e autorità del mondo dell’arte, una intera mappa di connessioni e sospetti, da un Oceano all’altro, ladri e mercanti d’arte, collezionisti, informatori, ma nessun indizio e nessun risultato.
Restano le cornici vuote ancora appese nel Gardner, lì dove un tempo vibravano alcune delle tele più belle tra le eredità dei loro autori: solo la tecnologia ha potuto dare una mano e un gruppo di giovani è riuscito a rimettere al loro posto, con la realtà aumentata, i quadri rubati grazie a una app che ironicamente si chiama Hacking The Heist. Puntando il telefonino contro le tele vuote, si può vedere il quadro completo. Semplice ma dal retrogusto malinconico.