Sembra quasi seguire in parallelo la vita, le passioni e i percorsi compiuti dalla Bottega Margutta: Giacomo Vittone, torinese di nascita, scoprirà negli anni Trenta l’amore che le bellezze del trentino suscitano negli animi sensibili a vette e panorami sconfinati.
Dopo una esperienza nella Prima Guerra mondiale che lo forma come giovane uomo nel Carso, e che lo vede partecipare alla sconfitta di Caporetto, Giacomo Vittone non rinuncia, come molti prima di lui, all’arte come medicina e linguaggio. L’annientamento che spesso si porta dentro chi ha vissuto l’esperienza della guerra, Vittone lo sconfigge proseguendo un percorso di sperimentazione e studio iniziato già nei primissimi anni del secolo presso lo studio dei fratelli Gatti a Torino. Con la fine della Prima Guerra mondiale però, è necessario seguire anche dei percorsi lavorativi e finisce così per lavorare in banca, sposandosi poi in Istria alla fine degli anni Venti.
Il matrimonio lo porta a trasferirsi in quella che sarà la culla del suo benessere mentale e artistico, la piccola e pittoresca Riva del Garda. Vi è a poca distanza, però, qualcosa che si incide profondamente nel suo spirito: è un luogo abbandonato dove la Seconda Guerra mondiale riesce a non arrivare. Si tratta di Canale di Tenno, un luogo di cui il torinese si innamora e che condivide nelle sue espressioni artistiche con la sua Riva, dove con pazienza e il sostegno degli artisti locali nonché della comunità, istituisce il museo civico con annessa biblioteca, uno sforzo personale compensato da grandi successi e dalla nascita di un ambiente culturale locale che ancora oggi trova stimolo nel suo ricordo e nella sua guida spirituale. A lui oggi vengono ancora dedicati libri, saggi, mostre alla memoria, a dimostrazione che ciò di cui spesso una comunità ha bisogno, è la vera e concreta azione culturale, la gioia della condivisione e la spinta ad andare sempre oltre i confini territoriali, buttandosi nei campi delle grandi espressioni, come l’arte.
Durante gli anni Sessanta, Vittone compie un viaggio al contrario, scendendo dal Trentino nel Lazio, dove si trasferisce a Ostia per questioni legate alla famiglia. Qui inizia una fase della sua vita artistica che lo vede più frenetico e spinto verso tentativi ed evoluzioni di temi e materiali, sempre con un occhio puntato però verso l’Espressionismo più puro.
Vittone è noto e quotato oggi per le sue opere caratteristiche e particolari: gran parte della sua produzione consiste di basi uniche, come cartoni o fogli di giornale, ricchi di colore, scorci di una comunità o di un paesaggio, di vita quotidiana o di stanze, elementi urbani, oggetti di vita.
Oggi a Canale di Tenno, non più abbandonato, esiste la Fondazione Giacomo Vittone, che raccoglie e mette in mostra le opere dell’artista e utilizza i suoi lasciti per contribuire al tessuto spirituale e artistico locale. Giacomo Vittone è morto quasi centenario a Ostia, lasciando un grande numero di opere che oggi è diviso tra la Fondazione e il museo civico cittadino e le collezioni dei privati, amatori o investitori che è possibile trovare alle aste dove ogni tanto viene battuta una sua opera.
La Bottega Margutta ha una discreta collezione di opere relative al secondo periodo, quello Laziale, di Giacomo Vittone disponibili nello shop